mercoledì 11 maggio 2016

Il Creatore di Stelle vuole parlare di libri: "Vodka&Inferno"

Eccoci qui, di nuovo a parlare di libri.
Questa volta tocca a un romanzo gotico: Vodka&Inferno!

Era da un po' che sapevo che sarebbe uscito quel libro, mi ero accaparrata con il preordine una copia con dedica dell'autrice, Penelope Delle Colonne, e sapevo che mi sarebbe arrivato per i primi di Maggio.

Lo stavo aspettando curiosa. Avevo visto alcuni dialoghi sulla pagina dell'autrice (questa qui→https://www.facebook.com/VodkaeInferno/?fref=ts) ed era da molto che attendevo un buon libro gotico per gustarmelo, amante come sono del genere.
Appena arrivato, vittima della curiosità come sempre con un libro nuovo, lo sfogliai subito e lessi le prime righe:
“Intanto lo guardava. Non poteva fare a meno di guardarlo. Il morto era riverso sul tavolaccio di legno, circondato da una nera danza di maschere di cuoio dal naso adunco che si inseguivano, valutavano, misuravano... e Frattaglia lo guardava.”

Sul subito trovai che c'era qualcosa di strano. Mi pareva quasi mancasse qualcosa. Ma non era certo in quelle poche righe, come potevo dare un parere del genere da due sole frasi? Che mi stava pigliando?
Poggiai il libro e mi ripromisi di iniziarlo appena finito quello che stavo leggendo in quei giorni. Ma continuavano a tornarmi in mente quelle poche righe iniziali.
Irrequieta come sempre finii in fretta “Poirot sul Nilo” (che stavo giustappunto leggendo) il giorno stesso e la sera mi tuffai di nuovo su Vodka&Inferno.
Rileggendo la prime righe capii cosa c'era che non andava: lo avevo letto di fretta, con lo stesso interesse con cui si scorre una lista della spesa ed era lì che sbagliavo. Non è un libro che va letto alla leggera, scorso in velocità. Va assaporato piano, concedendo il giusto spazio al pathos, leggendolo con trasporto. È un libro che ti prende per mano e ti porta dentro un piccolo gotico mondo, sopra la schiena del Grande Pesce.

Inutile dire che io mi sono fatta prendere per mano e, dopo neanche un capitolo, ero già immersa nell'acqua torbida che circondava l'Isolotto del Grande Pesce.



Vodka&Inferno è un libro che non si risparmia, dai toni cupi e neri, pesanti come un drappo funebre. Non si gingilla in inutili tentativi di indorare la pillola, di dire le cose in maniera carina. Dice quello che deve, quello che vuole, non si limita ad accennare, senza avere il coraggio di dire, le cose, anche le più cruente. Te le spiattella in faccia.
Un libro forte, carico, che non si vergogna dei sui contenuti.
Con uno stile magistrale, a metà tra il romanzo e la poesia, l'autrice ci dipinge con poche e precise pennellate una serie di personaggi, uno più particolare dell'altro, caratterizzandoli con grande maestria.

Dal capriccioso protagonista al piccolo, quasi invisibile “mucchietto d'ossa”, Frattaglia, Penelope ci mette davanti, uno dietro l'altro, i più disparati caratteri e le più varie indoli.
Il possessivo Yuri, lo scalmanato Pëter, il silenzioso Boris (il cui silenzio urla più di tutti i suoi parenti messi assieme), la bambinesca Olga. E con loro il -troppo- tenero Gaspare Fausto Mallardo, romantico giocattolaio italiano che fin dalle prime pagine si accaparra la mia simpatia, tenendosela stretta, poi, per tutto il libro. Le pestifere gemelle Cherì e Marì e il misterioso Dottore della Peste. Tutti, dal primo all'ultimo, più unici che rari, dipinti con tonalità scure e talvolta molto inquietanti, quasi raccapriccianti. Reali e vividi, questi personaggi sfilano davanti agli occhi del lettore durante il racconto.
È qui la bellezza di questo libro, il primo di quattro, questa capacità di rendere con sfumature reali un modo che reale, per fortuna, più di tanto non è.

Magistrale quanto la gestione dei personaggi è la gestione dei loro rapporti, in particolare il “valzer” di affetto e non-affetto (o amore e non-amore?) tra Viktor e Frattaglia; oltre che gli sguardi sfuggenti tra il penultimo dei Vladimirović con una modesta ma decisa dama (non posso dire molto, altrimenti SPOILER!). Entrambi questi intrecci emotivi, come tutti -o quasi- gli altri, mi hanno tenuta con in fiato sospeso, in fibrillazione per la curiosità di sapere se e cosa sarebbe successo.
È inoltre necessario levarsi il cappello di fronte alla cura e la precisione con cui sono descritte e trattate le usanze russe, i capi di abbigliamento, i cibi. Tutto gestito con accuratezza e gentilmente spiegato tra le righe, così che anche chi non mastica di cultura russa possa capire l'essenziale e il senso delle usanze.

Lode al merito per un colpo di scena che io ho colto solo verso la fine, nonostante tutto il libro fosse disseminato di indizi, per giunta poco prima che fosse palesato apertamente al lettore.

Lo stile magistrale, come già detto, non risparmia dettaglia grotteschi, splatter o scabrosi. Per chiunque sia di stomaco debole, o sensibile, avverto che non è decisamente il libro per voi: tanto gli sventramenti che l'incesto vengono trattati senza ipocrisia e senza alcun timore, come è giusto in un libro così crudo e dalle sfumature così gotiche.
Se invece cercate un racconto cupo e senza peli sulla lingua questo è proprio ciò che fa per voi, quindi correte a comprare questo libro per farvi accompagnare, per manina, sopra l'isolotto del Grande Pesce, per danzare nel maniero, circondati da tutti i Mickalov e da fiumi di sangue.

[E sì: mi sono totalmente innamorata di questo libro e sono entusiasta, come poche volte lo sono stata di un libro gotico. Lo so che si può evincere facilmente dal tono della recensione. E non me ne vergogno]

“Gli orgogliosi si masticano da soli”
[Vodka&Inferno – Penelope Delle Colonne]


Il ritratto di Penelope è stato fatto da me, pertanto non riutilizzatelo senza chiedermi il permesso.
Anya Cronos