martedì 10 ottobre 2017

Il Creatore di Stelle dice: "Parliamo di Shibari"

Shibari
Legare



Lo shibari (縛り ) o kinbaku (緊縛), è una disciplina giapponese che si è originata dalle tecniche dell'hojō jutsu (un'arte marziale nata per immobilizzare i prigionieri di guerra) e che consiste nel legare una persona in un contesto più o meno erotico.

Dico “più o meno erotico” perché, pur essendo diffusa oggi come pratica sessuale BDSM (sigla che sta per Bondage and discipline/Dominance and submission/Sadism and masochism cioè Bondage-Disciplina/Dominazione-Sottomissione/Sadismo-Masochismo) , quindi in ambito prettamente erotico, ha radici storiche e culturali non indifferenti, inoltre oggigiorno viene praticata anche come forma di rilassamento o come forma artistica di scultura vivente.
Di questo è esempio calzante è il maestro Hajime Kinoko (基本表記; per le sue opere e la sua storia →http://shibari.jp/profile/) , che recentemente ha visto pubblicate le foto delle sue opere in una mostra fotografica  intitolata "Red," pubblicata in una galleria d’arte a Jimbocho.


Ma procediamo con ordine:

Il termine shibari mi era totalmente sconosciuto fino a qualche mese fa, disperso nel limbo delle tante cose che non mi sono note. Partecipando poi ad alcuni eventi del Nipponbashi, evento culturale che si tiene a Treviso, il cui scopo (come dice il nome) è creare un ponte con il Giappone (nelle varie sfaccettature culturali di questo),  è sbucato la prima volta questo nome.
Associato a una lamentela abbastanza, a mio dire, esagerata riguardo al fatto che lo stage di shibari corrispondesse a fare del BDSM o, più in generale, del porno, in pieno centro città e in pieno pomeriggio, questo termine mi ha incuriosita.
Non avendo modo di poter seguire la “lezione” al Nipponbashi mi sono decisa, qualche giorno dopo aver sentito parlare di quest’arte, a cercare qualche informazione in più sullo shibari.
Tramite quella ricerca sono capitata tra le foto della mostra “Red”, del maestro Hajime Kinoko, e subito sono stata colpita da come lavorava con le corde, dai nodi e dalle composizioni che costruiva sulle e attorno alle modelle.
A quel punti ho cercato ulteriori approfondimenti sul contesto culturale e l’origine storica di quest’arte ritenuta erroneamente solo erotica.

Come già detto all’inizio lo shibari, o kinbaku, deriva da un’arte marziale, lo hojo justsu (che ho trovato scritto sia attaccato che staccato, chiunque conosca la dicitura esatta per cortesia me la comunichi), il cui scopo era quello di fare da sistema costrizione e imprigionamento per i criminali. La base storica di questa necessità è legata alla scarsità di risorse minerarie che rendeva difficile e inutilmente dispendiosa la costruzione di carceri e celle, di contro la canapa e la iuta, per le corde, erano facilmente reperibili e molto abbondanti. Quest’arte di “imprigionamento”, usata dalla polizia e dai samurai come sistema di detenzione, si perfezionò nel XV secolo e le corde utilizzate nell'arte dell'hojojutsu erano di quattro colori, il cui significato è cambiato nel tempo. Secondo la tradizione più antica, rimasta fino al periodo Edo, i quattro colori erano associati ciascuno ad una stagione, una direzione cardinale e ad una bestia protettrice della rispettiva stagione e direzione, affianco trovate una tabella che riporta i quattro tipi di corda.



(una piccola curiosità: la polizia giapponese continua tutt’oggi a portare nei propri furgoni un fascio di corda di canapa).  

Appare quindi subito palese che questa pratica ha radici molto antiche, ma non è solo l’ambito “poliziesco” che si ritrovano storicamente le corde: è sempre stato molto usuale, infatti, includere corde e legamenti  nelle tradizionali cerimonie religiose giapponesi,  per simboleggiare il collegamento tra l'umano e il divino.

Lo shibari fa la sua comparsa anche nel teatro Kabuki. Per chi è profano il teatro Kabuki è una forma teatrale borghese, nata nel XVI secolo in alternativa al teatro Noh, più antico e considerato, per temi e modalità di rappresentazione, un’espressione più colta e aristocratica. Contrariamente al teatro Noh, il teatro Kabuki trattava come temi quelli legati alla nascita delle città, alla società del tempo, alla vita del popolo, ai fatti di cronaca e ai luoghi  più popolari e più frequentati nel Giappone di allora: le sale da tè, i bagni pubblici e il quartiere del piacere di Kyôto, Shimabara. Caratterizzato da  trame e costruzione dei personaggi poco definite, trattandosi di un teatro d’attore, questa forma di teatro vedrà introdotta, dal XVI sec., la presenza di alcune scene con dello hojō jutsu, in questo caso non in contesto di scene di carattere poliziesco ma in momenti di forte valenza estetica e sensuale, passando dallo scopo di imprigionare a quello di esaltare e evidenziare le forme del corpo. Ed è qui che lo hojō jutsu, per la prima volta, ha un uso diverso.

Dal contesto storico-culturale l’attenzione, per le corde e l’arte del legare, si spostò verso un vero e proprio contesto erotico durante il periodo Edo(1600 - 1858) , attraverso delle opere, le cosiddette seme-e, cioè un particolare tipo di ukiyo-e (letteralmente “immagine del mondo fluttuante”,  è un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno) , che rappresentavano scene di costrizione.
Un’ulteriore spinta verso questa “variante” dell’uso della legatura si ebbe dopo la fine del periodo Edo, grazie a Seiu Ito, considerato il “padre del kinbaku". Infatti le sue fotografie e la sua pittura, ispirate dalle scene di costrizione presenti nel teatro kabuki, e prodotte per la maggior parte negli anni '30, influenzarono tutta la successiva generazione di kinbakushi.  Di Seiu Ito oltre che i quadri e le stampe sono famosi alcuni aneddoti, come quando volle riprodurre la scena della tortura "Yoshitoshi" in "Oshu Adachigahara hitotsuya non zu (La casa di Adachigara a Oshu) e per questo scopo legò la seconda moglie e la lasciò, sospesa a testa in giù, dalle travi, durante la gravidanza.

Nulla del genere sorprende troppo, se si pensa all’eccentricità dell’artista o, ancor di più, alla rinomata pignoleria del popolo giapponese. Ma lasciamoci, ora, alle spalle questi racconti e la peculiarità del “Padre del kinbaku” per lasciare spazio a un’opportuna domanda: in cosa consiste, alla data odierna, lo shibari?  Per molti è effettivamente una “versione giapponese” del bondage, rappresenta quindi un vero e proprio gioco erotico, basato tanto sull’estetica di un corpo stretto sapientemente tra nodi e corde, che sul piacere di legare ed essere legati. Come tutti i “giochi” che si praticano nel BDSM richiede piena fiducia tra i partner, consensualità e ovviamente dei corsi affinchè questo gioco non diventi pericoloso e si risolva per il peggio.
Sono parecchi, ho scoperto spulciando nel web, i corsi sparsi per tutta Italia di shibari e molte sono le associazioni che lo propongono. Se si è interessati a questo mondo, quindi, consiglio assolutamente di seguire questi corsi, molti dei quali vantano maestri e maestre molti abili.
Per coloro che, invece, vedono la bellezza al di la’ dell’erotismo di un corpo costretto tra le corde, il kinbaku cos‘è?
Per loro lo shibari (o appunto kinbaku) è una forma di espressione artistica che si basa per una parte sulla calma con cui si costruiscono le forme, analogamente all’arte dell’Ikebana. Per la restante parte, quest’arte si  impernea attorno alle  forme che dalla mente dell’artista si realizzano sul corpo del modello o della modella, tramite nodi, intrecci e allacci, e sul risalto che le corde pongono sui muscoli e sulle curve dei corpi, talvolta tramite contrasto, talvolta fondendosi con quelle stesse curve che costringono.

Insomma è palese che lo shibari non è semplicemente “legarsi“, non è neppure solo un’arte erotica (non per tutti almeno) e soprattutto, praticare lo shibari  non è “fare porno BDSM in pieno pomeriggio”.








Fonti a cui ho attinto per questo articolo:
http://www.agoravox.it/Shibari-Kimbaku-cos-e-il-bondage.html
http://www.hikarikesho.com/ita/shibari.php
http://www.ilsecoloxix.it/Facet/comment/Uuid/00902988-db91-11e0-bf7b-bebafb229321/Giochi_erotici_che_cos%C3%A8_lo_Shibari_CAPschedacssgabauiri.xml
http://fascinointellettuali.larionews.com/lantica-arte-dello-shibari-kinbaku-tra-corde-pelle-e-arte/
https://it.wikipedia.org/wiki/Shibari


I disegni sono stati tutti realizzati da me, partendo a ispirarmi da delle foto e costruendo i disegni attorno ai personaggi dell’anime di Kill la Kill, in quanto si prestavano egregiamente.

Baci
Anya Cronos

mercoledì 20 settembre 2017

Il Creatore di Stelle dice: "Parliamo di libri con gli autori. Le Lacrime di Ishtar"

Intervista.
Di storie e di character design.




Come probabilmente ricorderete ho recentemente recensito, con tanto di disegni dedicati, il secondo libro della saga de “Le lacrime di Ishtar” cioè “Le fiamme di Darastria” di Laura Fornasari (→https://www.facebook.com/LauraFornasariScrittrice/?pnref=lhc). Dovete sapere che il secondo libro, ancor più del primo, mi ha appassionata così tanto che ho deciso di fare alcune domande alla gentilissima autrice riguardo le idee e la realizzazione dell’opera. Ecco di seguito quindi questa piccola intervista che spero magari risponderà a qualche domanda che, magari, vi eravate fatti a vostra volta.

Piccola sorpresa per l’autrice (o almeno spero) e piccolo dettaglio: in questo articolo troverete nuove illustrazioni dedicate al libro, la spiegazione di perché ho scelto di disegnare proprio quei personaggi e qualche riga dedicata alla loro realizzazione (sono pur sempre una illustratrice, lasciatemi i miei due minuti di vanità ♥ )

SPECIFICHIAMO: L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER!



•Iniziamo con la prima cosa che mi ha colpito, che non riguarda il character design ma i loro nomi. Ebbene sì una delle cose che più mi hanno colpito sono stati i nomi, in particolare quello di Ninelyn, Rayanath e Carath-Andramus. Ti sei ispirata a qualcosa/ qualcuno (opere, autori, etc.) per scegliere i nomi? Non solo quei tre ma in generale tutti i nomi.

Ho letto così tanti libri fantasy quando ero piccola da essermi lasciata contagiare dalla più temibile e deleteria delle abitudini... La passione per i nomi impronunciabili.
E non parlo di nomi carini con giocose allitterazione sullo stile di JK Rowling: parlo di libri in cui il nome di un drago poteva contare dieci sillabe senza che nessuno battesse ciglio. Dieci sillabe. Una in più e diventava un verso di Dante. Per fortuna mi hanno recuperata prima che fosse troppo tardi!
Di solito scelgo i nomi per il suono che hanno o per quello che evocano: nomi che non ricordino il mondo reale sono l’ideale per un universo fantasy, perciò spesso li invento da zero, oppure faccio piccole variazioni a nomi già esistenti. Per altri nomi ho preso in prestito parole e significati dal tedesco e da altre lingue nordiche. Solo di rado rappresentano piccole citazioni. Il nome di Lirah per esempio era una strizzata d’occhio alla Lyra della trilogia di Philip Pullman, che ho amato da piccola. Il nome di Ninelyn invece è un omaggio ad un’amica.


•Un drago dalle scaglie bronzee e dal cuore umano! Devo essere onesta non so quale delle due cose mi sorprende di più. Al di là del carattere, che sai bene essermi molto gradito, da dove è partita l’idea di Rayanath?  In particolare ti volevo chiedere cosa ti ha portato alla scelta del color bronzo per le sue scaglie. Ammetto che sono sempre stata abituata a draghi neri, rossi e magari blu e verdi ma un colore così particolare e metallizzato mi ha molto sorpresa

Il colore bronzeo delle sue scaglie: colpa dell’universo di Dungeons & Dragons e alle saghe di Weis e Hickman, che mi hanno abituata ai draghi di colori metallici ben prima che a quelli di colori “standard”!
Rayanath, Rayanath, il mio drago preferito... È nato nell’ombra, mentre la prima idea per questa storia prendeva forma. Una storia con dei mezzidraghi prevedeva un drago che ne fosse il capostipite: ancora più inaudito, un drago che si fosse innamorato di un’umana.
Rayanath è nato così, insieme alla sua storia d’amore segreta nascosta sullo sfondo. Avevo deciso fin dall’inizio che non sarebbe stato una specie di “patriarca” lontano e indifferente, ma piuttosto un genitore mancato, qualcuno che avrebbe sofferto molto per via del suo essere diviso tra due vite. Alla fine forse anche i lettori condivideranno il mio pensiero: il vero “mezzo drago” della storia è lui!

Il colore metallico è associato ai cosiddetti draghi “buoni”, quelli che operano per il bene e sono capaci di ragionare, invece di essere creature malvagie da sconfiggere con la forza o con l’astuzia. È una formula che ho interiorizzato ed è entrata a far parte del mio immaginario: il metallo è purezza, resistenza, integrità ed eternità. Draghi dorati e draghi argentati (uno di essi non manca nella storia!) fanno pensare a creature pure e mistiche. 
Rayanath è di bronzo: di scaglie e di spirito (e forse anche di faccia...), sempre di metallo, ma ben più grezzo e robusto. 
Non è detto, però, che un colore metallico basti a stabilire lo spirito di un drago: già nel secondo libro ho seminato indizi, e specialmente nel terzo volume si riconfermerà quanto anche i draghi “buoni” in cui tutti sperano siano capaci di azioni disonorevoli.


[Perchè l'ho scelto]
•Rayanath: beh di questo non dovrebbero servire spiegazioni, mi piace come personaggio. E volevo provare a vedere come sarebbe in forma di drago! Ammetto, fin da subito che, a onor del vero, i draghi non sono i soggetti che disegno più spesso e per farlo mi sono dovuta andare a cercare numerose immagini di draghi in giro per il web, per avere la giusta ispirazione! Rivelo anche che temevo non sarei mai riuscita nè a disegnarlo (sarà tipo il terzo drago che disegno in vita mia) nè a rendere bene il colore delle scaglie, ma per fortuna ho saputo ingegnarmi con i colori metallici e brillantinati miscelati con le chine. Va detto che il risultato, tutto sommato, mi ha soddisfatta ♥ non è perfetto ma mi piace ~♥



•Inoltre altra domanda, sempre a tema Rayanath e discendenza: come mai quando Vahenor risveglia il sangue di drago sopito in Helayne compaiono scaglie nere e non bronzee? È perché un dono corrotto del Dio della Morte? 

Sì, la trasformazione di Helayne è da considerarsi come un “dono corrotto”. Quando Hennet riceve le ali è solo il suo sangue di drago che viene liberato; per Helayne invece è una forzatura, una corruzione che “sporca” anche fisicamente la parte di drago che è in lei.












•La Mater Vita. E la sua famiglia.
Partiamo dal presupposto che adoro l’intera famiglia della Mater Vita, incluso il marito di Dana, l’Alto Sacerdote Daver la cui comparsa, seppur brevissima nel libro, mette subito in risalto la sua saggezza. Detto ciò: un sistema matriarcale. Questa sì che è una sorpresa, tanto più in un libro fantasy e la cosa mi ha lasciato davvero piacevolmente colpita.
Ciò che vorrei sapere è come è nata l’idea del sistema sacerdotale strettamente femminile per la carica di Mater Vita e qualche dettaglio del culto di Ishtar sia in generale sia a livello di ideazione (da dove è partito il tutto). Perché ammetto che il culto della Vita è quello che più mi ha incuriosita all’interno del libro, sia per la dea in sé, che ha la mia istintiva simpatia, sia per chi come Brigid e Rayanath è “fulcro” e sostenitore del culto.

Ammetto che sicuramente non ho scavato a fondo quanto avrei potuto nel sistema religioso del mondo di Hennet: non era questo l’intento dei libri. Tuttavia è evidente che il culto della Vita viene presentato con una struttura matriarcale e in una posizione quasi di superiorità rispetto agli altri culti che, in teoria, dovrebbero essergli pari. Questo si spiega con il periodo di generale “squilibrio tra i credi” causato dal rifiuto del culto della Morte, che dà inizio a tutta la faccenda.
Il culto celebra e protegge la vita in tutte le sue forme, tutto quello che nasce e cresce, dal raccolto alle famiglie, e le sue sacerdotesse e sacerdoti sono tra i pochi che arrivano a padroneggiare una forma di potere curativo.
La struttura matriarcale (ci sono donne e uomini, ma le posizioni di potere principali sono ricoperte da donne) ha una motivazione molto semplice: ognuna delle Sette divinità ha sembianze maschili o femminili, e per quelle rappresentate da entità femminili è prassi che siano le donne a occupare le cariche più alte.



[Perchè l'ho scelta]
•Morrigan: il suo carattere sincero, talvolta diretto, mi è
piaciuto fin da subito, ancora nel primo libro, dove si è dimostrata subito una persona benevola cristallina. Ho apprezzato molto, di lei, anche la vena ingenua che la permea, sopratutto nella sua prima comparsa, più che giustificata in una ragazza così giovane. Ho deciso di disegnarla in preghiera, per l'anima della sorella, mentre è già in fuga con i molken.



[Perchè l'ho scelta]
•Brigid: beh, anche per lei la mia simpatia è più che dichiarata quindi il motivo è semplice. L'Ho trovata fin da subito simpatica ed incarna quanto di più vicino alla mia idea di sacerdotessa ligia al proprio dovere. Disegnarla è stato sia facile, perchè mi è piaciuto molto come personaggio e avevo un'immagine ben nitida di lei, ma anche difficile perchè ovviamente mi è stato impossibile mettere ben su carta il volto che avevo in mente. Ho fatto numerose bozze e diverse pose, finendo poi per una posa di preghiera. Per i colori invece mi è andata molto meglio, essendo il bianco e l'azzurro abbastanza facili da gestire.















•I mezzi draghi. Nel libro spiccano subito per le loro personalità, talvolta molto eccentriche, e il loro aspetto. Inoltre ho amato moltissimo come li hai mostrati spavaldi dentro le mura di Darastria ma spaventati e spersi quando per la prima volta vengono attaccati dai demoni e gli si affaccia la possibilità di uscire e vedere il mondo fuori (cosa che per come l’ho letta io li ha spaventati quasi quanto i demoni).
Immagino che tu per ognuno di loro abbia pensato anche alcuni tratti base. È stato difficile crearli tutti? 
Ti va poi di raccontarci qualcosa su come sono nati i concept per Eisen e Ninelyn, che tra i mezzi draghi sono quelli che più mi hanno colpita.

I primi nati e più caratterizzati sono sicuramente i membri del terzetto: Ninelyn, Zefìr ed Eisen. 
Il mezzodrago ramato Zefìr è stato il primogenito: di uno scintillante color rame, con anelli vistosi a decorare la coda e modi scanzonati, il suo carattere da imbonitore doveva trasparire da solo. 
Ninelyn e Eisen, i fratelli argentati, sono gemelli diversi: lei eterea, dotata di un’aura quasi mistica, eppure placida e tranquilla; lui grande e grosso, inossidabile, ma allo stesso tempo bonario compagnone.
Se i personaggi come Zefìr dovevano essere identificati con colori caldi e vitalità incontrollabile, Ninelyn e Eisen sono raffinati e temprati come l’argento, e vibrano di energia ed elettricità.
Ci hai visto giusto: il trauma per loro è rappresentato non solo dall’incontro con i demoni, ma anche da quello con il mondo esterno, che fino a questo momento hanno conosciuto molto poco... e che non è mai stato particolarmente gentile con nessuno di loro.
Degli altri ho considerato le caratteristiche generali, ma è comunque stato un lavoro lungo, come tutte le volte in cui capita di avere un cast di secondari o “comparse” molto vasto.



[Perchè l'ho scelta]
•Questo disegno ero indecisa se chiamarlo "La mia grande fatica" o "Non so se odiare di più l'autrice per averla fatta così bella e complicata o me stessa per essermi impuntata a volerla fare". Un titolo molto lungo, lo riconosco!
Questo parto mi è costato più fasi di lavoro, tra le scaglie, i dettagli, la posa e il colore argenteo troppo liquido che mi ha fatta dannare ç.ç
Alla fine il risultato è stato abbastanza soddisfacente ed è stato per me motivo di gioa sentire l'autrice dire che era esattamente come se l'è sempre immaginata ♥



I molken!
Tu non hai idea di quanto io ami le tribù nomadi e i loro usi, su di me esercitano sempre un immenso fascino, inutile quindi specificare quanto mi sia incuriosita sui molken fin dalla loro prima comparsa. Curiosissima la scelta del look, ma ancor più quella della pelle nera e degli occhi gialli con queste pupille verticali, come ti è venuta un’idea così peculiare di caratterizzarli così?

Qualche volta le scelte estetiche sono accuratamente studiate, altre volte... beh, ammetto che a volte è per il puro gusto di inventare!
Perché lasciare solo ai mezzidraghi il divertimento di essere i meno umani di tutti? Mi è piaciuto immaginare come, in un universo dove dopotutto esistono nani, elfi e gnomi, un “vicino di casa” dalla pelle di ossidiana e occhi da felino potesse essere semplice routine.
Quello che si sa dei Molken è che sono originari di un altro continente, che quella comunità è migrata molto tempo prima nella regione di Quistham e che vive spostandosi tra le montagne. Il popolo dei Molken è legato spiritualmente al fuoco: una cosa che ha anche un uso pratico, siccome durante le traversate non è raro che si trovino ad affrontare dei climi rigidi, quindi gioca a loro favore il fatto che abbiano trovato il modo di tenere il fuoco letteralmente a portata di mano. 
Il colore della pelle, degli occhi, e il loro legame con l’elemento del fuoco li rende estranei e “meno umani” perfino in un mondo in cui esistono creature ben più strane. La loro presenza dovrebbe aiutare a ricordare che esiste un intero mondo oltre al continente di Quistham: luoghi di cui gli stessi personaggi sanno ben poco, conoscendoli solo come “le terre oltre il mare”... Insomma, anche se gli eventi sul continente stanno arrivando a smuovere qualche divinità, il mondo rimane un luogo molto più vasto di quanto chiunque di loro possa immaginare!
[Perchè li ho scelti]
•I molken: beh, l'ho già detto ma mi ripeto: ammetto...i popoli nomadi mi hanno sempre affascinata. Fin da principio sono sempre rimasta stregata dalle popolazioni che vivono viaggiando, sia che si tratti dei nomadi mongoli che degli zingari dell'est Europa e degli artisti dei circhi itineranti. Quindi ci tenevo particolarmente a rappresentarli. So che il fuoco loro è rosso, senza riverberi gialli e arancioni ma non ho potuto resistere alla tentazione di fare qualche guizzo di giallo e arancio! Ho amato molto disegnarli, mi son dovuta cercare un sacco di immagini e spettacoli di domatori di fuoco, assieme poi a molti reportage per vedere la moda mongola a cui si rifà il loro look. E non solo mi sono divertita a farlo, pensate quanto mi ha affascinata questo popolo, ma anche il risultato mi ha, tutto sommato, soddisfatto ed entusiasmata!
Dare le giuste sfumature ai pellicciotti e alle casacche, predominantemente marroni e grigie, forse è stata la prova più stancante ~♪ 




Dinadus. Se Dinadus mi inquietava da principio come re ambizioso e senza alcun rimorso ammetto che la moglie, sua regina, mi ha fatto davvero ricredere su di lui (XD).
Il personaggio forse è semplice ma le sue interazioni con il mago non lo sono, in questo secondo volume è emerso quanto entrambi si considerino reciprocamente uno l’oggetto/strumento dell’altro e Dinadus ha fatto emergere lati più “spigolosi” del suo carattere. Ammetto che la scena in cui  decide di costringere Carath a curare Roigan mi è sembrato davvero un ragazzino che puntava i piedi.
Il personaggio lo avevi pensato così dal primo istante, avendo già in mente tutta la sua storia la quale ha portato a quel suo carattere, o hai prima abbozzato il carattere e poi la sua storia personale?

La cosa che, da autrice, trovo interessante del rapporto fra Dinadus e Carath-Andramus è che sono un allievo e un insegnante che ormai non ne possono più l’uno dell’altro. È un rapporto logorato (e logorante) ma necessario, che sta esasperando entrambi, e presto avrà delle conseguenze.
Il mago ha letteralmente cresciuto Dinadus fin da bambino, e ha creato un re abituato a considerarsi destinato a grandi cose: è per questo che Dinadus a volte tende a reclamare l’obbedienza di Carath quando non la riceve, invece di esigerla come sarebbe consono al suo ruolo.
Di solito la storia dei miei personaggi si sviluppa solo dopo che li ho creati. Anche nel suo caso è nata prima l’idea, e poi la sua storia personale: proprio come lo conosciamo attraverso i libri, dapprima solo come idea di un lontano e indefinito “re malvagio” e dopo come uomo. Per quanto riguarda la sua famiglia, mi sono divertita a utilizzare non solo un re conquistatore, ma anche una regina altrettanto desiderosa di potere e disposta a tutto, e che quindi avesse tutte le ragioni per essere stata al suo fianco fin dall’inizio!

[Perchè l'ho scelta]
•Dinadus: mentre nel primo libro sembra solo un re con manie di grandezza manipolato dal suo mago-consigliere questi fosse un fesso, o almeno in questi termini ne parlano tutti, qui si rivela per quello che è cioè un despota che ama comandare e imporsi. Tanto lui che la moglie hanno tutto ciò che vogliono, poichè se lo prendono talvolta anche con la forza e ciò che non possono avere lo chiedono agli dei, o meglio a UNO in particolare, sacrificando tutto ciò che c'è da sacrificare, senza mai guardare i faccia nessuno e calpestando chiunque stia in mezzo al loro cammino. Questo è il motivo principale per cui ho rivalutato il carisma del personaggio di Dinadus anche se ammetto che il mio disegno non gli rende certamente giustizia! Purtroppo non disegno bene gli omaccioni dai tratti nordici ç.ç


BONUS:



•Carath-Andramus: ebbene sì, Ho voluto disegnare anche lui. E lui è la scelta più Particolare ma più sentita. Se nel primo libro il mago è "semplicemente" uno S°T°R°O°N°Z°O di dimensioni COSMICHE, qui rivela finalmente la sua natura umana. Il suo passato rivela qualcosa di lui che mi ha sorpreso, un'ossessione per il Dio della morte che secondo me tradisce la sua fragilità e la sua paura (se non dove odio) per la sua natura umana e mortale. Il suo passato e il suo sviluppo in questo secondo capitolo della saga mi hanno permesso di vederlo sotto una luce nuova e diversa, mostrandosi per il personaggio complesso e talvolta controverso, che è, e dandomi finalmente modo di apprezzarne la caratterizzazione. Comunque sia resta lui resta uno stronzo, su quello non ho cambiato idea ~♪







>
Ecco quindi conclusa l'intervista, le domande sulla creazione dei personaggi e la veloce (circa) carrellata di immagini e gif. Spero per voi sia stato interessante veder la spiegazione ad alcune questioni sui look ma anche sulla creazione tanto dei personaggi quanto della loro storia e che i disegni vi siano piaciuti ♥ 

>Presto probabilmente li caricherò in HD su DeviantArt


Besos
Anya Cronos

martedì 12 settembre 2017

Il Creatore di Stelle dice "Parliamo di tette!"





Credo che a nessuno, ma proprio nessuno, di coloro che usano abitualmente i social network sia sfuggito che in Giappone ha preso piede una moda molto particolare. Sto ovviamente parlando della mania dell'おっぱいハート “Oppai heart” o “Heart shaped boob challenge” che sta spopolando tra le ragazze.

La sfida consiste principalmente nel creare la forma di un cuore con le mani sul seno, fotografarsi ed acchiappare con il proprio “Oppai heart” un sacco di like. Inutile di che molte ragazze si sono lanciate in questa challenge (diverse di loro appartenenti anche al mondo del soft-porn) e che anche numerosi artisti si sono cimentati in svariate fanart a tema. Inoltre,  qui e lì, sono sbucate ( e tutt’ora sbucano) simpatiche ionizzazioni quali omaccioni in carne che formano un cuore anche sul loro seno (dicesi anche TETTA MASCHIA, scusate non ho potuto resiste) e fanart di personaggi maschili come il giovane Link (dal videogioco di The leggend of Zelda) o il celebre Homer Simpson che fanno il proprio “Boobs heart”.

Ma questa moda, che ha già conquistato il paese del Sol Levante, e sta iniziando a diffondersi a macchia d’olio un po’ ovunque nel mondo, o almeno un po’ ovunque arrivi internet e le strane mode che esso porta con sé, non nasce in Giappone. Parte infatti dalla Cina ed è spopolato tramite Weibo (un dei social network più famosi lì, se non addirittura il più famoso) e parrebbe che a dare l’idea sia stata Ayi Xi Tai Lu, una nota star dei social. 
Inutile dire che Weibo si è subito cimentato in una corsa alla censura, che comunque poco ha potuto contro il diffondersi della tendenza ( a onor del vero questa lotta contro i mulini a vento, a suon di rimozioni di foto da parte del social network in questione, sta continuando).

Ma, c’è un ma. Questo articolo sarebbe pressochè inutile se si limitasse a dire qualcosa che in fine un po’ ovunque avete potuto leggere.
Ciò che voglio fare con questo piccolo post è fare una panoramica di questi strani trend. 
Mi spiego meglio:
Negli ultimi anni sono esplose sistematicamente numerose mode, più o meno assurde riguardanti sia il seno che in generale la tematica della nudità. E queste mode non si sono limitate solo allo strano popolo giapponese, alcune sono stati tipiche solo di alcuni paesi Europei o di noi italiani.

Vediamo un attimo allora cosa, il web e il suo lato strano e oscuro, ci ha regalato.

 ♦Trend dell’anno scorso, il 2016:


• A Gennaio, di questo anno florido per le mode inerenti le BOOBS, siamo stati noi italiani ad aprire le danze con un trend virale che è stato lanciato, ed è vissuto all’interno del nostro paese (o almeno a quanto ne so io, la moda non è uscita dai confini dell’Italia. Se mi sbaglio fatemelo sapere tramite commenti), : sto parlando di “Escile - Battaglia tra Studentesse delle Università Milanese” ( che titolo da giornaletto scandalistico che ho scelto, neh). Questa moda ha avuto origini incerte, ma sembrerebbe esser partito tutto da una sfida tra la Bocconi e il Politecnico. La sfida si è consumata a suon di selfie e foto varie di seni prosperosi (e talvolta davvero MOLTO prosperosi),  con scritti sopra i nomi dell’università di appartenenza delle ragazze. Le foto sono state pubblicate sulle pagine Spotted delle due università ma ben presto la cosa si è estesa anche ad altri atenei, che si sono gettati nella mischia della battaglia.
Ben presto, poi la cosa sì è ulteriormente estesa, passando da #Escile a #Escilo e sono comparse così le prime foto di muscolosi studenti in boxer, con scritti i nomi delle proprie Università sugli addominali.
La cosa ovviamente è degenerata, con foto rubate, Photoshop alle foto di porno star, gente che ha applaudito e fomentato la sfida e gente che con sdegno se ne è detta sconvolta e shockata.


• Per non sentirsi da meno, e non farci sentire soli (che carini), i Cinesi si sono subito dati da fare e a fine Gennaio hanno sfornato anche loro la loro personale challenge a tema tette: fotografarsi con una penna “incastrata” sotto il seno.
Il senso di questa sfida, era quello di dimostrare di avere un seno sufficientemente florido e di conseguenza di essere, secondo la loro visione del mondo, più sexy. Beh in realtà il seno florido per molte culture e molte persone è sinonimo di “più sexy”, non solo per i cinesi, ma dettagli.


• Tra Novembre e Ottobre ha fatto la sua comparsa la moda di legarsi un nastro sotto il seno per sollevarlo! A onor del vero questa è stata sentita poco in Italia, dove è rimasta pressochè sconosciuta. Il trend è nato in Giappone ed è stato ispirato dal personaggio di Hestia (proveniente dalle light novels, divenute poi manga, “Is It Wrong to Pick Up Girls in a Dungeon?” (ダンジョンに出会いを求めるのは間違っているだろうか, Danjon ni deai o motomeru no wa machigatteiru darō ka?), la quale possiede proprio con un nastro blu sotto il seno, a fare da push-up.  A dare il via a questa moda è stata una cosplayer, con abbastanza seno e abbastanza disinibita, che ha fatto una foto con un nastro blu a sorreggerle il seno a imitazione del personaggio sopracitato. Caricata la foto galeotta, su Twitter, è stato presto lanciato hashtag  dedicato, cioè: #tawawachallenge ( "tawawa" significa seno in giapponese).
La cosa però del push-up tramite nastro blu non per tutte è stata soddisfacente, infatti sono stati diversi i twitt di delusione in cui le ragazze ammettevano che non solo il nastro non sollevava in maniera naturale, o gradevole, il seno ma anche che il nastro tendeva a segnargli  le braccia. Anche se questi twit non hanno in alcun modo arrestato il trend, il quale si è comunque spento spontaneamente dopo alcune settimane. Ah, ovviamente ci si sono cimentati anche alcuni uomini con pettorali prominenti (le TETTE MASCH- ok, la smetto. È che amo dirlo ~♥)
Segnalo inoltre una modo di poco precedente, comparsa a Ottobre, con lo stesso identico hashtag (#tawawachallenge) e sempre nata in Giappone. Questa challenge consisteva, sostanzialmente, nel tenere lo smarphone o comunque il proprio cellulare in equilibrio sul proprio seno.





 • A metà Novembre è sbucata, poi, l’assurda moda di disegnarsi attorno agli occhi un pene. Questa ho dovuto appositamente cercarmela perché giuro che me l’ero persa in blocco. E ammetto che non avrei avuto di che dispiacermene, ma ormai mi son documentata quindi amen.
Questo trend è da imputare agli americani, ebbene sì: questa bizzarra (che gentile che sono a definirla così) moda è nata in America e presto si è diffusa in tutto il mondo.
Questa sfida, diffusasi con il nome di “dickliner”, consisteva fondamentalmente nel tracciare con la matita do occhi (o l’eye-liner) la sagoma di un pene sul contorno occhi/le palpebre con l’intento di disegnarlo nella maniera più realistica possibile (Oh, santo cielo) .  Nato dall’idea della giovane Asia Brautigam, 19-enne fino ad allora sconosciuta al mondo, che ha fotografato la sua “opera” e l’ha postata su Twitter (che al punto attuale dell’articolo possiamo dichiarare ufficialmente come un ottimo veicolo per diffondere mode strane) è divenuto presto un trend assolutamente virale e tra le varie si sono potute ammirare opere di puntigliose ragazze che si sono prodigate a disegnare anche i testicoli e i peli pubici nella parte interna dell’occhio.
Spendo altre due righe per rendere noto che ad Halloween, quindi poco prima che questa moda dilagasse, era partita la “Knifeliner challenge” che consisteva nel disegnare, per proprio per la celebre festa degli spettri, la sagoma di un coltello sulle proprie palpebre. Inutile dire che la rivisitazione di questa challenge, attuata da Asia, ha avuto molto più seguito.


• Alla precedente moda è seguita quella di farsi un selfie completamente nudi con solo un dito che compre le parti intime. Ebbene sì. Anche se sono certa che qualcuno di voi abbia avuto modo di vedere già foto inerenti a questa moda ci spendo due righe di spiegazione:
partito dal Giappone (il quale sentiva evidentemente il bisogno di far capire al mondo chi comandava il fatto di trend strani), questo trend è stato ispirato dall'immagine di un noto artista  ( Sky-freedom ) in cui si vede disegnata una ragazza che si fa un selfie allo specchio e che con l’indice copre il seno nel riflesso, mentre la mano nasconde anche il pube (mi son spiegata male ma trovate affianco l’immagine esplicativa*)
Quasi immediatamente le giovani giapponesi si sono (OVVIAMENTE) cimentate nell’imitare il disegno, pubblicando goliardicamente i propri selfie nei vari social network. Da lì, la moda è dilagata praticamente ovunque, donando anche imbarazzanti gaffe, dovute all’aver preso male le misure (ed essersene accorti tardi).







♦Rispetto al goliardissimo (e TETTOSISSIMO) 2016 il 2015 fa molto la figura del fratello minore, o anzi quella del cugino sfigato e malaticcio.
Questo anno ci regala infatti un solo trend (o almeno: uno solo che io sia stata capace di trovare) cioè:

•La coca-cola tra le tette cioè la #HoldTheCokeWithYourBoobsChallenge. Partendo dal corroborato principio che la coca-cola è più buona da frigo o quanto meno almeno FRESCA, il 2015 ha visto propagarsi una moda che se ne è allegramente sbattuta.
Il trend in questione, che è nato dal nulla come scherzo o meglio parodia delle varie campagne (come la IceBucketChallenge ) e svanito molto in fretta (non mi sorprende, anche perché tra le tette si scalda e la coca-cola calda fa schifo) consisteva molto semplicemente nel tenere nel proprio decoltè una lattina o, per le più prosperose, una bottiglietta di coca-cola con tanto di foto a testimone.
♦DEL 2014 NON HO TROVATO NULLA, nun ce credo qualcosa deve esserci stato ma il web non ha conservato memoria! Se voi avete conservato ricordo di qualche strano trend a tema poppe, peni o nudità fatemelo sapere ~♥


♦Concludiamo questo nostalgico (?!?) viaggio a ritroso nelle mode del web con il 2013 che ci ha donato la moda del capezzolo a cuore.
Questa moda, come quella di #Escile, tra le Università milanesi è stata abbastanza circoscritta al paese natio del trend ma merita comunque di essere conosciuta:

•Il Tittoing. Moda nata a Liverpool che si è diffusa in tutta la Gran Bretagna, per poi rimanere quasi completamente circoscritta entro i confini nazionali (arrivando ad essere conosciuta, tramite alcuni articoli, in Italia solo attorno al 2015), questa moda consiste nel modificare tramite tatuaggio la forma del capezzolo dandogli una sagoma a propria scelta. Inutile dire che la più gettonata è stata la forma di cuoricino. 
Il termine, nato dall’unione delle parole seno "tits"  e tatuato “tatooing”, ha definito questa assurda e costosa moda,  posta al confine tra il semplice tatuaggio e la chirurgia estetica, e consisteva in un tatuaggio semipermanente, che andava a modificare la forma dell’areola del capezzolo. La durata di questa modifica è di circa 12/18 mesi. Il costo dell'operazione si aggira intorno alle 1.200 sterline (1500 euro, circa) ed è a tutti gli effetti un’operazione, con tanti di anestesia (e durata di due orette, circa). 
La cosa più assurda di tutto questo è stato il vedere le foto di poppe al vento con questi capezzoli a cuoricino, dilagare su diversi social network, facebook incluso.


Eccovi quindi alla fine di quella che è veloce panoramica di quanto internet sia un bel posto ma sia anche oscuro, porno e potente! 
Il Giappone e la Cina si contengono il primato per modo porno e mode incentrate sulle tette ma come avete potuto leggere anche il resto del mondo dove può ci regale importanti perle (se non dove palle), giusto per far ricordare agli orientali che pure agli altri le tette garbano.



[Fonti da cui ho reperito dati e informazioni:
<s>pornHub</s>
<s>Brazzers</s> (No, dai che scherzo, sono tirchia, non pagherei mai l’abbonamento a Brazzers) 
<s>YouPorn</s> (ma poi YouPorn c’è davvero ancora chi lo usa?)

Ok, serio, le fonti vere:

◘ http://www.happyblog.it/post/58648/capezzoli-a-forma-di-cuore-ecco-la-nuova-moda-del-tittooing-gallery

◘ http://www.ilgiornale.it/news/cronache/tawawa-challenge-nuova-moda-diffusa-rete-1320650.html

◘ http://www.ilgiornale.it/news/cronache/one-finger-selfie-challenge-lassurda-moda-che-sta-spopolando-1337119.html

◘ https://www.thesun.co.uk/living/4204779/bizarre-heart-shaped-boob-challenge-sees-women-moulding-their-breasts-into-hearts-and-then-snapping-selfies-to-post-online/

◘ http://www.adolescienza.it/challenge-sfide-social-mode/disegnarsi-un-pene-sulle-palpebre-ecco-la-dickliner-la-nuova-social-moda/

◘ http://it.blastingnews.com/donna-mamma/2016/11/dickliner-il-trend-del-momento-la-moda-di-disegnarsi-un-pene-intorno-agli-occhi-001283083.html

◘ http://www.today.it/donna/penne-sotto-al-seno-foto.html

◘http://www.ilmessaggero.it/societa/nolimits/escile_sfida_hot_studentesse_milano_universita_foto_video-1495047.html

Non vi metto i link di collegamento perchè son pigra. GNE.


Tutti i disegni presenti sono stati fatti da me. Non amo l'idea di postare le foto di altre persone senza il loro consenso e il fatto che loro siano state tanto avventate da postare tranquillamente quelle foto pubblicamente non mi cambia il fastidio/disagio che provo.
E di contattarle per chiedere il permesso per l'uso della foto non c'ho sbatti.
Quindi visto che so disegnare ho deciso di disegnare personaggi esistenti (Harley Quinn, Yoruichi Shihonin, Mako Mankasho) e non (la tipa del #Escile) per riprodurre il concetto delle varie foto.
L‘unica foto presente è perché, davvero, ragazzi: mi rifiuto di disegnare un pene disegnato su una palpebra. ]


P.S.
SEMPRE LODE E GLORIA ALLA Nudist Beach ♥ (Kill la Kill)


lunedì 5 giugno 2017

Il Creatore di Stelle vuole parlare di libri: "Le Fiamme di Darastria"

ATTENZIONE: la recensione potrebbe contenere dei piccoli spoiler. Ho cercato di evitarli ma non sempre è stato possibile.


[Rayanath]


Eccoci qui di nuovo, questa volta a recensire il secondo libro della saga "Le lacrime di Ishtar": "Le fiamme di Darastria" scritto da Laura Fornasari [pagina ufficiale→https://www.facebook.com/LauraFornasariScrittrice/]



Partiamo subito dicendo che questo secondo capitolo mi ha appassionata fin da subito. Rispetto al primo, dove il ritmo per forza di cosa doveva essere più lento e cadenzato, qui è più vivace e attira costantemente l'attenzione del lettore, spingendolo a leggere preda della curiosità.
Pieno di colpi di scena, gestiti molto sapientemente, la trama di questo libro si inoltra tra avvenimenti antichi ed avvenimenti  presenti cucendo, con quello stesso filo che lega il passato al presente, il futuro.
Va detto che, però, in questo secondo lavoro più che il futuro (assolutamente incerto) é il passato ad avere il ruolo più importante, scorrendo i capitoli, infatti, si rivelano finalmente intrecci e questioni vecchie, rimaste sepolte sotto il peso del tempo. E finalmente molte faccende personali acquistano il loro pieno significato, gettando nuova luce sui fatti presenti.
Particolare nota di merito va al colpo di scena legato al passato di Gade, che mi ha lasciato onestamente con la bocca aperta.
                                                          


                                                                                   [La Mater Vita Brigid]

In generale tutte scelte di trama mi hanno lasciata a bocca aperta, praticamente in ogni punto del libro. Tante situazioni e decisioni non le avrei mai immaginate e un paio di queste sono state per me molto sofferte poiché hanno portato a risvolti sfavorevoli a per personaggi che avevano (e hanno ancora) tutta la mia simpatia (T.T)

[Ninelyn]


In ognuno dei capitoli, qui un po' più brevi e scorrevoli rispetto al volume precedente, l'autrice riesce a tenere alto l'interesse e in ogni riga si può vedere i personaggi prendere sempre più vita e forma propria, iniziando a spiccare sempre di più E accaparrandosi sempre più simpatie e antipatie da parte del lettore.
Ammetto che se nel primo capitolo di questa saga è -stranamente- un drago ad accaparrarsi la mia piena simpatia, anche perché é difficile non tifare per Rayanath, in questo secondo volume i personaggi che si guadagnano la mia simpatia sono decisamente di più.
Fenwark é il primo a prendersi la sua personale rivalsa scalando la vetta delle mie personali simpatie, mentre Gade con la sua codardia (o presunta tale, aspetterò il terzo volume prima di giudicarlo in maniera definitiva) scivola molto in basso. Brigid si conquista fin dal primo momento il mio amore e (SPOILER! mentre piangevo per la sua sorte) la guardia del corpo di Morrigan si é guadagnata la mia stima. Lo zio delle due sacerdotesse a fine libro, invece, mi risulta più sgradito di Carath-Andramus.
Impossibile non citare Lilien, principessa elfa dal forte carisma e di grande valore nel racconto.
Hennet e Lirah, invece, da bravi adolescenti quali sono si attirano lungo tutto il dipanarsi della trama, alternativamente la mia simpatia e la mia antipatia. Ma non fraintendetemi: non è una critica, quanto piuttosto una lode alla scrittrice nell'averli resi personaggi così vividi e realistici. E comunque ad Hennet, verso la fine del libro, non avrei mai negato un buon man rovescio (non si trattano così le
signorine innamorate!).




Oltre ai personaggi già noti anche molte delle new entry di questo secondo volume mi hanno subito incuriosita, con le loro peculiarità e i loro tratti distintivi.







Che altro dire quindi? Promossa a pieni voti la trama, e la sua gestione, promossa anche la caratterizzazione dei personaggi. La grammatica e lo stile, a loro volta, si portano a casa una totale approvazione, come anche nel capitolo precedente. Lo stile infatti si mantiene lineare e scorrevole, le pagine fluiscono facilmente e le descrizioni sono come sempre molto accurate, tanto che le scene descritte compaiono sempre vivide davanti agli occhi. Pulita e curata come sempre anche la grammatica cosa che rende la lettura un piacere.

Insomma il libro (se non si era capito) mi è piaciuto molto e lo consiglio tantissimo a chiunque sia appassionato di saghe fantasy! Quindi se ancora non lo avete comprato fatelo ora!




Ah, sì prima che mi dimentichi: a fine libro ho urlato anch’io assieme a Gade.


[Tutti i disegni presenti in questa recensione sono fatti da me; Anya Cronos:
Character design di Laura Fornasari]