mercoledì 20 settembre 2017

Il Creatore di Stelle dice: "Parliamo di libri con gli autori. Le Lacrime di Ishtar"

Intervista.
Di storie e di character design.




Come probabilmente ricorderete ho recentemente recensito, con tanto di disegni dedicati, il secondo libro della saga de “Le lacrime di Ishtar” cioè “Le fiamme di Darastria” di Laura Fornasari (→https://www.facebook.com/LauraFornasariScrittrice/?pnref=lhc). Dovete sapere che il secondo libro, ancor più del primo, mi ha appassionata così tanto che ho deciso di fare alcune domande alla gentilissima autrice riguardo le idee e la realizzazione dell’opera. Ecco di seguito quindi questa piccola intervista che spero magari risponderà a qualche domanda che, magari, vi eravate fatti a vostra volta.

Piccola sorpresa per l’autrice (o almeno spero) e piccolo dettaglio: in questo articolo troverete nuove illustrazioni dedicate al libro, la spiegazione di perché ho scelto di disegnare proprio quei personaggi e qualche riga dedicata alla loro realizzazione (sono pur sempre una illustratrice, lasciatemi i miei due minuti di vanità ♥ )

SPECIFICHIAMO: L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER!



•Iniziamo con la prima cosa che mi ha colpito, che non riguarda il character design ma i loro nomi. Ebbene sì una delle cose che più mi hanno colpito sono stati i nomi, in particolare quello di Ninelyn, Rayanath e Carath-Andramus. Ti sei ispirata a qualcosa/ qualcuno (opere, autori, etc.) per scegliere i nomi? Non solo quei tre ma in generale tutti i nomi.

Ho letto così tanti libri fantasy quando ero piccola da essermi lasciata contagiare dalla più temibile e deleteria delle abitudini... La passione per i nomi impronunciabili.
E non parlo di nomi carini con giocose allitterazione sullo stile di JK Rowling: parlo di libri in cui il nome di un drago poteva contare dieci sillabe senza che nessuno battesse ciglio. Dieci sillabe. Una in più e diventava un verso di Dante. Per fortuna mi hanno recuperata prima che fosse troppo tardi!
Di solito scelgo i nomi per il suono che hanno o per quello che evocano: nomi che non ricordino il mondo reale sono l’ideale per un universo fantasy, perciò spesso li invento da zero, oppure faccio piccole variazioni a nomi già esistenti. Per altri nomi ho preso in prestito parole e significati dal tedesco e da altre lingue nordiche. Solo di rado rappresentano piccole citazioni. Il nome di Lirah per esempio era una strizzata d’occhio alla Lyra della trilogia di Philip Pullman, che ho amato da piccola. Il nome di Ninelyn invece è un omaggio ad un’amica.


•Un drago dalle scaglie bronzee e dal cuore umano! Devo essere onesta non so quale delle due cose mi sorprende di più. Al di là del carattere, che sai bene essermi molto gradito, da dove è partita l’idea di Rayanath?  In particolare ti volevo chiedere cosa ti ha portato alla scelta del color bronzo per le sue scaglie. Ammetto che sono sempre stata abituata a draghi neri, rossi e magari blu e verdi ma un colore così particolare e metallizzato mi ha molto sorpresa

Il colore bronzeo delle sue scaglie: colpa dell’universo di Dungeons & Dragons e alle saghe di Weis e Hickman, che mi hanno abituata ai draghi di colori metallici ben prima che a quelli di colori “standard”!
Rayanath, Rayanath, il mio drago preferito... È nato nell’ombra, mentre la prima idea per questa storia prendeva forma. Una storia con dei mezzidraghi prevedeva un drago che ne fosse il capostipite: ancora più inaudito, un drago che si fosse innamorato di un’umana.
Rayanath è nato così, insieme alla sua storia d’amore segreta nascosta sullo sfondo. Avevo deciso fin dall’inizio che non sarebbe stato una specie di “patriarca” lontano e indifferente, ma piuttosto un genitore mancato, qualcuno che avrebbe sofferto molto per via del suo essere diviso tra due vite. Alla fine forse anche i lettori condivideranno il mio pensiero: il vero “mezzo drago” della storia è lui!

Il colore metallico è associato ai cosiddetti draghi “buoni”, quelli che operano per il bene e sono capaci di ragionare, invece di essere creature malvagie da sconfiggere con la forza o con l’astuzia. È una formula che ho interiorizzato ed è entrata a far parte del mio immaginario: il metallo è purezza, resistenza, integrità ed eternità. Draghi dorati e draghi argentati (uno di essi non manca nella storia!) fanno pensare a creature pure e mistiche. 
Rayanath è di bronzo: di scaglie e di spirito (e forse anche di faccia...), sempre di metallo, ma ben più grezzo e robusto. 
Non è detto, però, che un colore metallico basti a stabilire lo spirito di un drago: già nel secondo libro ho seminato indizi, e specialmente nel terzo volume si riconfermerà quanto anche i draghi “buoni” in cui tutti sperano siano capaci di azioni disonorevoli.


[Perchè l'ho scelto]
•Rayanath: beh di questo non dovrebbero servire spiegazioni, mi piace come personaggio. E volevo provare a vedere come sarebbe in forma di drago! Ammetto, fin da subito che, a onor del vero, i draghi non sono i soggetti che disegno più spesso e per farlo mi sono dovuta andare a cercare numerose immagini di draghi in giro per il web, per avere la giusta ispirazione! Rivelo anche che temevo non sarei mai riuscita nè a disegnarlo (sarà tipo il terzo drago che disegno in vita mia) nè a rendere bene il colore delle scaglie, ma per fortuna ho saputo ingegnarmi con i colori metallici e brillantinati miscelati con le chine. Va detto che il risultato, tutto sommato, mi ha soddisfatta ♥ non è perfetto ma mi piace ~♥



•Inoltre altra domanda, sempre a tema Rayanath e discendenza: come mai quando Vahenor risveglia il sangue di drago sopito in Helayne compaiono scaglie nere e non bronzee? È perché un dono corrotto del Dio della Morte? 

Sì, la trasformazione di Helayne è da considerarsi come un “dono corrotto”. Quando Hennet riceve le ali è solo il suo sangue di drago che viene liberato; per Helayne invece è una forzatura, una corruzione che “sporca” anche fisicamente la parte di drago che è in lei.












•La Mater Vita. E la sua famiglia.
Partiamo dal presupposto che adoro l’intera famiglia della Mater Vita, incluso il marito di Dana, l’Alto Sacerdote Daver la cui comparsa, seppur brevissima nel libro, mette subito in risalto la sua saggezza. Detto ciò: un sistema matriarcale. Questa sì che è una sorpresa, tanto più in un libro fantasy e la cosa mi ha lasciato davvero piacevolmente colpita.
Ciò che vorrei sapere è come è nata l’idea del sistema sacerdotale strettamente femminile per la carica di Mater Vita e qualche dettaglio del culto di Ishtar sia in generale sia a livello di ideazione (da dove è partito il tutto). Perché ammetto che il culto della Vita è quello che più mi ha incuriosita all’interno del libro, sia per la dea in sé, che ha la mia istintiva simpatia, sia per chi come Brigid e Rayanath è “fulcro” e sostenitore del culto.

Ammetto che sicuramente non ho scavato a fondo quanto avrei potuto nel sistema religioso del mondo di Hennet: non era questo l’intento dei libri. Tuttavia è evidente che il culto della Vita viene presentato con una struttura matriarcale e in una posizione quasi di superiorità rispetto agli altri culti che, in teoria, dovrebbero essergli pari. Questo si spiega con il periodo di generale “squilibrio tra i credi” causato dal rifiuto del culto della Morte, che dà inizio a tutta la faccenda.
Il culto celebra e protegge la vita in tutte le sue forme, tutto quello che nasce e cresce, dal raccolto alle famiglie, e le sue sacerdotesse e sacerdoti sono tra i pochi che arrivano a padroneggiare una forma di potere curativo.
La struttura matriarcale (ci sono donne e uomini, ma le posizioni di potere principali sono ricoperte da donne) ha una motivazione molto semplice: ognuna delle Sette divinità ha sembianze maschili o femminili, e per quelle rappresentate da entità femminili è prassi che siano le donne a occupare le cariche più alte.



[Perchè l'ho scelta]
•Morrigan: il suo carattere sincero, talvolta diretto, mi è
piaciuto fin da subito, ancora nel primo libro, dove si è dimostrata subito una persona benevola cristallina. Ho apprezzato molto, di lei, anche la vena ingenua che la permea, sopratutto nella sua prima comparsa, più che giustificata in una ragazza così giovane. Ho deciso di disegnarla in preghiera, per l'anima della sorella, mentre è già in fuga con i molken.



[Perchè l'ho scelta]
•Brigid: beh, anche per lei la mia simpatia è più che dichiarata quindi il motivo è semplice. L'Ho trovata fin da subito simpatica ed incarna quanto di più vicino alla mia idea di sacerdotessa ligia al proprio dovere. Disegnarla è stato sia facile, perchè mi è piaciuto molto come personaggio e avevo un'immagine ben nitida di lei, ma anche difficile perchè ovviamente mi è stato impossibile mettere ben su carta il volto che avevo in mente. Ho fatto numerose bozze e diverse pose, finendo poi per una posa di preghiera. Per i colori invece mi è andata molto meglio, essendo il bianco e l'azzurro abbastanza facili da gestire.















•I mezzi draghi. Nel libro spiccano subito per le loro personalità, talvolta molto eccentriche, e il loro aspetto. Inoltre ho amato moltissimo come li hai mostrati spavaldi dentro le mura di Darastria ma spaventati e spersi quando per la prima volta vengono attaccati dai demoni e gli si affaccia la possibilità di uscire e vedere il mondo fuori (cosa che per come l’ho letta io li ha spaventati quasi quanto i demoni).
Immagino che tu per ognuno di loro abbia pensato anche alcuni tratti base. È stato difficile crearli tutti? 
Ti va poi di raccontarci qualcosa su come sono nati i concept per Eisen e Ninelyn, che tra i mezzi draghi sono quelli che più mi hanno colpita.

I primi nati e più caratterizzati sono sicuramente i membri del terzetto: Ninelyn, Zefìr ed Eisen. 
Il mezzodrago ramato Zefìr è stato il primogenito: di uno scintillante color rame, con anelli vistosi a decorare la coda e modi scanzonati, il suo carattere da imbonitore doveva trasparire da solo. 
Ninelyn e Eisen, i fratelli argentati, sono gemelli diversi: lei eterea, dotata di un’aura quasi mistica, eppure placida e tranquilla; lui grande e grosso, inossidabile, ma allo stesso tempo bonario compagnone.
Se i personaggi come Zefìr dovevano essere identificati con colori caldi e vitalità incontrollabile, Ninelyn e Eisen sono raffinati e temprati come l’argento, e vibrano di energia ed elettricità.
Ci hai visto giusto: il trauma per loro è rappresentato non solo dall’incontro con i demoni, ma anche da quello con il mondo esterno, che fino a questo momento hanno conosciuto molto poco... e che non è mai stato particolarmente gentile con nessuno di loro.
Degli altri ho considerato le caratteristiche generali, ma è comunque stato un lavoro lungo, come tutte le volte in cui capita di avere un cast di secondari o “comparse” molto vasto.



[Perchè l'ho scelta]
•Questo disegno ero indecisa se chiamarlo "La mia grande fatica" o "Non so se odiare di più l'autrice per averla fatta così bella e complicata o me stessa per essermi impuntata a volerla fare". Un titolo molto lungo, lo riconosco!
Questo parto mi è costato più fasi di lavoro, tra le scaglie, i dettagli, la posa e il colore argenteo troppo liquido che mi ha fatta dannare ç.ç
Alla fine il risultato è stato abbastanza soddisfacente ed è stato per me motivo di gioa sentire l'autrice dire che era esattamente come se l'è sempre immaginata ♥



I molken!
Tu non hai idea di quanto io ami le tribù nomadi e i loro usi, su di me esercitano sempre un immenso fascino, inutile quindi specificare quanto mi sia incuriosita sui molken fin dalla loro prima comparsa. Curiosissima la scelta del look, ma ancor più quella della pelle nera e degli occhi gialli con queste pupille verticali, come ti è venuta un’idea così peculiare di caratterizzarli così?

Qualche volta le scelte estetiche sono accuratamente studiate, altre volte... beh, ammetto che a volte è per il puro gusto di inventare!
Perché lasciare solo ai mezzidraghi il divertimento di essere i meno umani di tutti? Mi è piaciuto immaginare come, in un universo dove dopotutto esistono nani, elfi e gnomi, un “vicino di casa” dalla pelle di ossidiana e occhi da felino potesse essere semplice routine.
Quello che si sa dei Molken è che sono originari di un altro continente, che quella comunità è migrata molto tempo prima nella regione di Quistham e che vive spostandosi tra le montagne. Il popolo dei Molken è legato spiritualmente al fuoco: una cosa che ha anche un uso pratico, siccome durante le traversate non è raro che si trovino ad affrontare dei climi rigidi, quindi gioca a loro favore il fatto che abbiano trovato il modo di tenere il fuoco letteralmente a portata di mano. 
Il colore della pelle, degli occhi, e il loro legame con l’elemento del fuoco li rende estranei e “meno umani” perfino in un mondo in cui esistono creature ben più strane. La loro presenza dovrebbe aiutare a ricordare che esiste un intero mondo oltre al continente di Quistham: luoghi di cui gli stessi personaggi sanno ben poco, conoscendoli solo come “le terre oltre il mare”... Insomma, anche se gli eventi sul continente stanno arrivando a smuovere qualche divinità, il mondo rimane un luogo molto più vasto di quanto chiunque di loro possa immaginare!
[Perchè li ho scelti]
•I molken: beh, l'ho già detto ma mi ripeto: ammetto...i popoli nomadi mi hanno sempre affascinata. Fin da principio sono sempre rimasta stregata dalle popolazioni che vivono viaggiando, sia che si tratti dei nomadi mongoli che degli zingari dell'est Europa e degli artisti dei circhi itineranti. Quindi ci tenevo particolarmente a rappresentarli. So che il fuoco loro è rosso, senza riverberi gialli e arancioni ma non ho potuto resistere alla tentazione di fare qualche guizzo di giallo e arancio! Ho amato molto disegnarli, mi son dovuta cercare un sacco di immagini e spettacoli di domatori di fuoco, assieme poi a molti reportage per vedere la moda mongola a cui si rifà il loro look. E non solo mi sono divertita a farlo, pensate quanto mi ha affascinata questo popolo, ma anche il risultato mi ha, tutto sommato, soddisfatto ed entusiasmata!
Dare le giuste sfumature ai pellicciotti e alle casacche, predominantemente marroni e grigie, forse è stata la prova più stancante ~♪ 




Dinadus. Se Dinadus mi inquietava da principio come re ambizioso e senza alcun rimorso ammetto che la moglie, sua regina, mi ha fatto davvero ricredere su di lui (XD).
Il personaggio forse è semplice ma le sue interazioni con il mago non lo sono, in questo secondo volume è emerso quanto entrambi si considerino reciprocamente uno l’oggetto/strumento dell’altro e Dinadus ha fatto emergere lati più “spigolosi” del suo carattere. Ammetto che la scena in cui  decide di costringere Carath a curare Roigan mi è sembrato davvero un ragazzino che puntava i piedi.
Il personaggio lo avevi pensato così dal primo istante, avendo già in mente tutta la sua storia la quale ha portato a quel suo carattere, o hai prima abbozzato il carattere e poi la sua storia personale?

La cosa che, da autrice, trovo interessante del rapporto fra Dinadus e Carath-Andramus è che sono un allievo e un insegnante che ormai non ne possono più l’uno dell’altro. È un rapporto logorato (e logorante) ma necessario, che sta esasperando entrambi, e presto avrà delle conseguenze.
Il mago ha letteralmente cresciuto Dinadus fin da bambino, e ha creato un re abituato a considerarsi destinato a grandi cose: è per questo che Dinadus a volte tende a reclamare l’obbedienza di Carath quando non la riceve, invece di esigerla come sarebbe consono al suo ruolo.
Di solito la storia dei miei personaggi si sviluppa solo dopo che li ho creati. Anche nel suo caso è nata prima l’idea, e poi la sua storia personale: proprio come lo conosciamo attraverso i libri, dapprima solo come idea di un lontano e indefinito “re malvagio” e dopo come uomo. Per quanto riguarda la sua famiglia, mi sono divertita a utilizzare non solo un re conquistatore, ma anche una regina altrettanto desiderosa di potere e disposta a tutto, e che quindi avesse tutte le ragioni per essere stata al suo fianco fin dall’inizio!

[Perchè l'ho scelta]
•Dinadus: mentre nel primo libro sembra solo un re con manie di grandezza manipolato dal suo mago-consigliere questi fosse un fesso, o almeno in questi termini ne parlano tutti, qui si rivela per quello che è cioè un despota che ama comandare e imporsi. Tanto lui che la moglie hanno tutto ciò che vogliono, poichè se lo prendono talvolta anche con la forza e ciò che non possono avere lo chiedono agli dei, o meglio a UNO in particolare, sacrificando tutto ciò che c'è da sacrificare, senza mai guardare i faccia nessuno e calpestando chiunque stia in mezzo al loro cammino. Questo è il motivo principale per cui ho rivalutato il carisma del personaggio di Dinadus anche se ammetto che il mio disegno non gli rende certamente giustizia! Purtroppo non disegno bene gli omaccioni dai tratti nordici ç.ç


BONUS:



•Carath-Andramus: ebbene sì, Ho voluto disegnare anche lui. E lui è la scelta più Particolare ma più sentita. Se nel primo libro il mago è "semplicemente" uno S°T°R°O°N°Z°O di dimensioni COSMICHE, qui rivela finalmente la sua natura umana. Il suo passato rivela qualcosa di lui che mi ha sorpreso, un'ossessione per il Dio della morte che secondo me tradisce la sua fragilità e la sua paura (se non dove odio) per la sua natura umana e mortale. Il suo passato e il suo sviluppo in questo secondo capitolo della saga mi hanno permesso di vederlo sotto una luce nuova e diversa, mostrandosi per il personaggio complesso e talvolta controverso, che è, e dandomi finalmente modo di apprezzarne la caratterizzazione. Comunque sia resta lui resta uno stronzo, su quello non ho cambiato idea ~♪







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Ecco quindi conclusa l'intervista, le domande sulla creazione dei personaggi e la veloce (circa) carrellata di immagini e gif. Spero per voi sia stato interessante veder la spiegazione ad alcune questioni sui look ma anche sulla creazione tanto dei personaggi quanto della loro storia e che i disegni vi siano piaciuti ♥ 

>Presto probabilmente li caricherò in HD su DeviantArt


Besos
Anya Cronos

1 commento:

  1. Grazie per la bella intervista e ancora tantissimi complimenti per tutti i disegni! :D

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